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CHI SIAMO

PRESENTAZIONE

IMPERMEALIZZAZIONI DAL 2000

Fin dall’anno 2000 i fondatori dell’azienda, dotati di esperienza ultradecennale nel campo delle impermeabilizzazioni hanno profuso ogni risorsa sia mentale che fisica per creare una realtà imprenditoriale che uscisse dai parametri della semplice impresa di impermeabilizzazioni. ​L’implementazione delle nuove tecnologie, della progettazione di nuove soluzioni e la attenta analisi dei particolari di posa , che di fatto decretano il successo dell’opera eseguita , vengono poste alla base di ogni intervento eseguito.

Clienti fidelizzati che si affidano concretamente all’esperienza della impresa, ottenendo risultati di grande qualità e di grande pregio.
Inoltre l’azienda dispone di un avanzatissimo sistema diagnostico per la ricerca ed il riconoscimento dei punti di infiltrazione, che viene messo a disposizione dei clienti al fine di riconoscere ed eliminare le cause infiltrative la cui individuazione risulta oltremodo difficoltosa. A tal proposito vengono utilizzate le tecnologie del Gas Tracciante e della Termografia.

la storia

L’evoluzione culturale

L’evoluzione culturale tramandata dalle passate generazioni ai dirigenti dell’azienda, che fino dagli anni 50 risultava essere leader nel settore per le province di Napoli e Salerno, ha consentito di garantire un approccio professionale alle tecniche che nel tempo si sono avvicendate:

Anni 40 e 50: Manto bituminoso ad alto spessore di circa 2 centimetri, composto da pece, bitume distillato e una carica inerte di sabbia calcarea. L’impasto così ottenuto ad alta temperatura in stabilimento di produzione dell’azienda di famiglia, veniva poi suddiviso in pani circolari e lasciato raffreddare. Quando si doveva iniziare un nuovo lavoro, veniva predisposta una caldaia a legna, composta da un catino di grandi dimensioni (circa m. 2 di diametro e profondo circa 50 cm., poggiato su vari anelli metallici di cui il primo dotato di bocca per l’introduzione della legna. Una squadra di lavoro aveva il compito di accendere la legna sotto il catino già riempito con i pani alle 2 del mattino in modo da consentire alle maestranze effettivamente addette alla posa di trovarlo a temperatura alle 7. La posa avveniva con il metodo a stecca , ovvero con una paletta che serviva per stendere uniformemente il materiale il quale risultava poi anche leggermente autolivellante.

Anni 60 : Il bitume ossidato con un maggiore punto di rammollimento , riscaldato a 200 °C. in speciali caldaie a gas , veniva steso in strati omogenei con spazzoloni in legno. Per garantire la impermeabilizzazione veniva posato in più strati con interposizione di cartoni prebitumati o semplicemente soffici fogli in velo vetro.​- Seconda metà degli anni 60: viene ideato l’asfalto prefabbricato, che oggi chiamiamo guaine impermeabili. Un telo di velo vetro di dimensioni standard di circa un metro di larghezza viene fatto passare in bagni di bitume , attraverso dei rulli per dare uno spessore constante. Modificando l’armatura (poliestere , filo continuo , doppia armatura, fili di velo vetro ecc. e modificando la mescola con l’aggiunta di plastificanti , venivano (e vengono) prodotte tutte le guaine impermeabili come oggi le conosciamo. Anni 80: L’avvento del sintetico. Dapprima foglie in EPDM (gomma dall’inglese Ethylene-Propylene Diene Monomer) , utilizzate con scarso successo , poi HDPE (dall’inglese high-densità polyethylene) , oggi utilizzato solo per le discariche , si fece avanti il PVC flessibilizzato, ovvero una mescola di grani di Polivinil cloruro miscelati con plastificanti ( svariati tipi di olii minerali) . il PCV ha avuto un notevole successo per la facoltà di lavorazione e per la estrema diffusione , soppiantato oggi dal TPO (FPO Poliolefine) che viene utilizzato ormai universalmente per le sue caratteristiche di durabilità , resistenza agli agenti atmosferici e buona stabilità dimensionale , anche in questo caso con la collaborazione di un’armatura posta all’interno. Oggi, anni 2000: Le impermeabilizzazioni vengono sempre affidata alle guaine impermeabili tradizionali bituminose nelle applicazioni di livello normale , ovvero dove le costruzioni vengono eseguite in maniera tradizionale e dove non vi sono movimenti particolari impressi dalla struttura. Mentre il TPO o il PVC vengono applicati dove le strutture hanno movimenti , tipo nelle prefabbricazioni in cemento precompresso i dove le strutture di solaio vengono affidate alle lamiere . Tale soluzione viene garantita teoricamente per trent’anni.